Estratto dall’articolo di Valentina Maglione per Il sole 24 Ore
A fronte dell’aumento di procedure e accordi di mediazione nel 2023, primo anno di applicazione della riforma Cartabia, sono stati riconosciuti solo 215 mila euro di crediti d’imposta a fronte delle richieste delle parti. Una somma piccola rispetto ai fondi stanziati dalla riforma Cartabia della giustizia civile (legge delega 206 del 2021) per sostenere la risoluzione alternativa delle controversie: 4,4 milioni per il 2022 e 60,6 milioni dal 2023. La distanza resta notevole anche considerando che questi importi sono destinati a coprire, oltre ai crediti d’imposta per la mediazione, altri nuovi aiuti (a partire dal patrocinio a spese dello Stato) e a incentivare anche negoziazione assistita e arbitrato.
Eppure nel 2023 sono cresciuti i numeri delle mediazioni avviate (178.182, +15% sul 2022) e definite (150.585, +10,5%) e degli accordi. Segno che si inizia a vedere l’effetto della riforma Cartabia, in vigore, per la parte più significativa, dal 30 giugno 2023. Si prospetta quindi ampia, a regime, la platea di chi può chiedere gli incentivi.
Ricordiamo che la riforma Cartabia ha previsto tre tipologie di crediti di imposta per la mediazione:
1) per le parti, se raggiungono l’accordo, un credito d’imposta fino a 600 euro per procedura, commisurato all’indennità pagata all’organismo di mediazione e, quando la procedura è obbligatoria o è demandata dal giudice, anche al compenso pagato all’avvocato; se la mediazione non ha successo il tetto dell’aiuto è di 300 euro; fissata anche la soglia annuale di 2.400 euro per le persone fisiche e di 24mila euro per le persone giuridiche;
2) sempre per le parti, un ulteriore credito d’imposta fino a 518 euro, che copre il contributo unificato versato per il giudizio estinto grazie all’accordo in mediazione;
3) per gli organismi di mediazione, un credito d’imposta per recuperare l’indennità non pagata dalla parte ammessa al patrocinio a spese dello Stato, fino al tetto annuale di 24mila euro.
Le istanze per avere i crediti di imposta devono essere presentate – attraverso una piattaforma online attivata dal ministero della Giustizia – entro il 31 marzo dell’anno successivo a quello di conclusione della procedura. Poi, entro il 30 aprile, dopo aver effettuato le verifiche necessarie, il ministero riconosce i crediti spettanti a ciascun beneficiario con decreto del capo dipartimento per gli affari di giustizia. In questa prima applicazione, le istanze andavano trasmesse entro lo scorso 31 marzo e potevano riguardare le procedure concluse nel 2023 e iniziate dopo il 30 giugno.
Il bilancio della prima applicazione dei crediti d’imposta si ricava dai tre decreti emanati a fine aprile, uno per ogni tipologia di credito d’imposta.
Per quel che riguarda i crediti d’imposta a favore delle parti per l’indennità di mediazione e per i compensi degli avvocati, a fronte di 374 istanze (alcune cumulative per più crediti di imposta), sono stati riconosciuti bonus per 190.799 euro: la maggior parte a copertura delle parcelle degli avvocati (per 140.569 euro) e il resto (50.230 euro) per l’indennità di mediazione. La maggioranza delle somme (152.367 euro) è andata alle parti di procedure in cui è stato raggiunto l’accordo, mentre una quota minore (38.432 euro) è stata attribuita a chi non ha trovato una soluzione in mediazione.
Ammontano invece solo a 2.476,5 euro, divise per appena otto istanze, le somme riconosciute come credito d’imposta per recuperare il contributo unificato pagato dalle parti che hanno chiuso la lite con la mediazione demandata dal giudice.
Infine, agli organismi di mediazione sono stati attribuiti crediti d’imposta per 21.619,91 euro, distribuiti per 41 istanze, a copertura delle indennità di mediazione non pagate dalle parti perché ammesse al patrocinio a spese dello Stato.
Numeri che risentono del fatto che si tratta della prima applicazione per i nuovi crediti d’imposta, non ancora noti a tutti, e riferita solo a un semestre. Peraltro, le regole attuative sono state varate ad agosto 2023 (dopo l’entrata in vigore della riforma) e la piattaforma per inviare le istanze è stata resa disponibile solo a metà gennaio, lasciando, di fatto, una finestra di poco più di due mesi per inviare le domande. È prevedibile che, a regime, istanze e assegnazioni saliranno.